La selezione qui presentata non ha la pretesa di rispondere a criteri scientifici, accademici o cronologici. In vari momenti, attraverso le loro opere, gli artisti citati mi hanno incuriosito e a volte entusiasmato. Naturalmente ce ne sono molti altri che ancora conosco poco o non conosco affatto: mi riservo di scoprirli in seguito.
YaYoi Kusama (1929-Vivente). Nasce a Matsumoto, in Giappone. da una famiglia benestante ma molto rigida. Manifesta subito il forte disagio psichico all’origine di tutta la sua produzione artistica. Nel 1957, dopo una lunga corrispondenza con l’artista americana Georgia O’Kieffe, si trasferisce a New York, dove fatica a farsi accettare nell’ambiente artistico. Si dedica inizialmente agli infinity net e alle soft sculpture. Negli anni ’70, con il movimento hippie, la sua produzione artistica sfocia nel body painting e nei Kusama happening, a causa dei quali subisce vari arresti e processi. Nel 1975 ritorna in Giappone dove, per sua scelta, vive tuttora in un ospedale psichiatrico.
Ernst Paul Klee (1879-1940). Nato in Svizzera da padre tedesco, si occupò di pittura, musica e poesia. Fu un esponente dell’astrattismo. Nella sua opera utilizzò vari supporti, dalla tradizionale tela alla carta di giornale, alla juta, a cartoncini di ogni qualità e spessore.
A 20 anni si trasferì a Monaco, dove si appassionò a Klimt e a Goya e conobbe Kandinsky e Delaunay. Nel 1914, dopo un viaggio a Tunisi e a Marrakesh, si impadronì del’uso del colore, che diventò un tratto caratteristico del suo lavoro, con le tonalità calde classiche dell’arte nordafricana. Nello stesso anno espose a Berlino con Chagall. Nel 1920 fu chiamato da Walter Gropius a insegnare con Kandinsky al Bauhaus, dove divenne un’autorità indiscussa, tanto da essere soprannominato “il Budda”. Il regime nazista considerava le sue opere “arte degenerata” e, nel 1933, lo costrinse a rifugiarsi in Svizzera, dove morì nel 1940.
A 20 anni si trasferì a Monaco, dove si appassionò a Klimt e a Goya e conobbe Kandinsky e Delaunay. Nel 1914, dopo un viaggio a Tunisi e a Marrakesh, si impadronì del’uso del colore, che diventò un tratto caratteristico del suo lavoro, con le tonalità calde classiche dell’arte nordafricana. Nello stesso anno espose a Berlino con Chagall. Nel 1920 fu chiamato da Walter Gropius a insegnare con Kandinsky al Bauhaus, dove divenne un’autorità indiscussa, tanto da essere soprannominato “il Budda”. Il regime nazista considerava le sue opere “arte degenerata” e, nel 1933, lo costrinse a rifugiarsi in Svizzera, dove morì nel 1940.
Alberto Burri (1915-1995). Nasce a Città di Castello e si laurea in medicina nel 1940. Durante la guerra viene imprigionato in un campo del Nord Africa prima di essere trasferito dagli americani in Texas, dove inizia a dipingere. Tornato in Italia nel 1946, abbandona la professione medica e si trasferisce a Roma, deciso a diventare un artista, avvicinandosi all’astrattismo. Dal 1952 realizza i suoi primi sacchi, che sono le sue opere più conosciute. Dal 1955 in poi è riconosciuto artista importante e innovatore in tutto il mondo. Sul finire degli anni ’60 si trasferisce a Los Angeles. Negli anni ’80 si dedica al progetto del Grande Cretto per la cittadina siciliana di Gibellina, sconvolta dal terremoto del Belice del 1968. Lasciata la California, si trasferisce a Beaulieu, in Francia. Muore a Nizza nel 1995, dopo una vita ricca di viaggi e di esperienze.
Carla Accardi (1924-2014). Nata a Trapani, è da considerarsi fra i massimi esponenti dell’astrattismo italiano. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Palermo, nel 1946 si trasferisce a Roma. L’anno successivo fonda con Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo e Turcato, l’avanguardia artistica Gruppo Forma 1. Negli anni Cinquanta, nel clima di cultura informale, propone serie di segni bianchi su fondi neri. Negli anni Sessanta, segnati anche dalla militanza femminista, raggiunge la conquista del colore luminescente. Nel 1964, una sua sala personale alla Biennale di Venezia la impone all’attenzione internazionale. Negli anni Settanta il suo lavoro sfocia nelle “Tende”: vere e proprie strutture abitabili e percorribili. Altri materiali (tele grezze) vengono sperimentati negli anni Ottanta. Numerose mostre nel mondo la consacrano come artista di livello internazionale. Nel 1996 è nominata membro dell’ Accademia di Brera e nel 1997 consigliere della Biennale di Venezia. Nel 1998 la sua città natale le ha dedicato una mostra antologica.